I pensieri, tutti i pensieri, se dinamizzati sono strumenti per accedere alla conoscenza. Non dinamizzati, diventano gabbie da cui è molto difficile liberarsi.
Quella che sto per raccontarvi è una storia iniziata quarant’anni fa. Praticavo a quel tempo la via del Pensare, avendo conosciuto alcuni anni prima Massimo Scaligero. Oltre alla concentrazione, mi applicavo alla lettura delle opere di Scienza dello Spirito.
Stavo dando i primi esami di Medicina e fra questi c’era quello di Biochimica. Seguivo con grande entusiasmo il percorso universitario.
Lo studio dell’Anatomia, che risulta noioso alla maggior parte degli studenti, era per me avvincente. Ritrovavo nelle strutture anatomiche l’impronta delle Forze Creatrici Universali, e cosí quello che poteva avvicinarsi allo studio di una guida telefonica per me era la possibilità di accedere ad un panorama straordinario.
Questo era possibile perché, grazie allo studio dei testi fondamentali di Steiner, ero arrivato ad intuire l’esistenza del Corpo Eterico, il Corpo delle Forze Formatrici.
Eccomi quindi ad affrontare la biochimica: avevo superato con grande soddisfazione l’esame di Chimica e quindi le mie basi erano molto solide per capire il funzionamento della chimica negli organismi viventi.
Questa biochimica riusciva a spiegare in maniera ineccepibile ogni fenomeno vivente.
Non c’era fenomeno vivente che non potesse esser ridotto ad una dinamica molecolare precisa, dimostrabile e ampiamente dimostrata.
Che ruolo potevano avere le mie intuizioni sulle forze formatrici, sull’eterico?
La mia visione della vita era quindi scissa: da una parte c’era il mondo eterico e la mia via interiore, e dall’altra la biochimica, il riduzionismo ed i miei studi accademici.
Passarono trent’anni (sembra strano ma si riesce a vivere lacerati per tutti questi anni) prima di incontrare il pensiero che poteva fare da ponte a queste due concezioni.
Il grande Albert Szent-Györgyi, uno dei padri della biochimica, oltre che premio Nobel, mi ha donato, attraverso uno dei suoi libri, questo pensiero: adesso che sappiamo quali sono le reazioni chimiche che avvengono nel vivente, dobbiamo risolvere il problema centrale della vita: “come fanno le molecole ad incontrarsi?”.
Già, questo è il problema centrale della vita, e quindi anche della biochimica, ma nessuno ve lo dice.
La scoperta del DNA, per quanto importante, non ci può avvicinare al mistero della Vita.
Il DNA è solo una molecola. Il processo della sintesi delle proteine, con la trascrizione del DNA in RNA e la traduzione nelle proteine, è solo la descrizione di un processo, ma nulla ci dice della forza che muove queste proteine:
forza che fa incontrare le molecole giuste nel momento giusto.
Normalmente le ragioni che portano alle reazioni chimiche nel vivente vengono spiegate con le leggi di diffusione, di moto browniano e di termodinamica.
Queste spiegazioni sono incompatibili con la velocità e la precisione con cui avvengono le reazioni chimiche nel vivente.
In genere offro questa immagine: Piazza Unità di Trieste può contenere quarantamila persone, immaginatevi che ogni persona debba incontrare ed abbracciare un’altra determinata persona che si può trovare in qualsiasi punto della piazza. Queste persone devono essere immaginate in costante e caotico movimento (diffusione e moto browniano), e sono pronte ad abbracciare qualsiasi altra persona che sia loro simpatica (la termodinamica alla base delle reazioni chimiche), non raggiungendo cosí il loro scopo che è quello di abbracciare solo una specifica persona.
Ora, nel vivente questo abbraccio avviene in ogni istante con una precisione assoluta, con l’aggravante che le molecole non hanno né sensi né gambe per muoversi.
Cosa fa muovere le molecole e permette loro costantemente di raggiungere il loro obiettivo?
Quando non lo raggiungono abbiamo la malattia o la morte!
Queste forze devono essere ancora di natura fisica, non dobbiamo avere fretta, troveremo il mondo eterico molto piú avanti, dopo un lungo cammino.
Durante questo lungo cammino incontreremo un personaggio straordinario: l’acqua.
L’acqua è la Cenerentola della biochimica ma la Regina della vita: lo impareremo nei prossimi articoli in cui incontreremo uno dei piú eccezionali fisici che si sono occupati di questo argomento: Emilio del Giudice.
Fabio Burigana (1. continua)
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